Introduzione

L’incertezza, sia nell’economia che nella vita, è lo stato che desta -richiamando l’ignoto, le situazioni sconosciute- la paura, quell’emozione funzionale importantissima e vitale, ma che quando viene usata fuori dal suo contesto naturale e fisiologico, e magari ripetuto od indebitamente artatamente perdurante nel tempo, induce una cascata di problemi tra cui l’immunodepressione che rende l’uomo più fragile e cagionevole di salute.

Dopo il decreto “Cura Italia” a metà marzo il Governo aveva annunciato il decreto “Aprile”… per aprile. Per intanto è stato emanato il Decreto “Liquidità” che -in termini economico-finanziari- si sta rivelando inefficace nel (solo) indebitarsi (1), ma nulla più (in termini economici e fiscali) per sollevare lo stato talvolta comatoso di numerose imprese. Dal punto di vista operativo, la situazione è ulteriormente complicata dal fatto che chi opera nell’economia (e non solo, invero) è destinatario da qualche tempo di un profluvio di disposizioni che si accavallano in un succedersi di accadimenti per nulla semplici; e ciò anche sotto il ben noto profilo di contesto sanitario generale e personale.

1) anche se, ad oggi, le pratiche accolte dalle banche sono minime rispetto alle domande, e ciò è dovuto al fatto che le banche non possono che vagliare i richiedenti secondo il proprio merito creditizio ed inoltre la garanzia statale (totale o parziale) non è, per essere inconfessabilmente considerata “non sicura”, di per sè sufficiente. Il tutto, nonostante i richiesti “atti d’amore” da parte del Presidente del Governo Conte.

Situazione inevitabile si potrebbe affermare. Forse, per i provvedimenti dal punto di vista “sanitario”, ma non certamente per quelli di programmazione economica e fiscale come dimostrato, tra l’altro, da quanto accaduto negli altri Paesi “colleghi” del mondo occidentale.

In termini di programmazione, tutto -di fatto- rimane fermo in attesa di tale decreto legge, che ancora non ha visto la luce. Accanto alle mancate riaperture per ancora tre settimane, alla conseguente ed inevitabile mancata ripresa delle attività, alla circolazione del denaro ridotta ai minimi termini, alle spese “fisse” che continuano invariabilmente, imprese-lavoratori autonomi-cittadini attendono con trepidazione il nuovo e preannunciato “importante” decreto ma col rischio che le aspettative possano andare deluse.

Cosa ci si può aspettare dal Decreto “Aprile”?

In relazione alle audizioni sul DEF da parte del vero titolare delle funzioni di Governo, il Ministro dell’Economia Gualtieri (che ha preannunciato “una manovra espansiva poderosa, di entità mai raggiunta dal dopoguerra ad oggi” (2) da adottarsi in un Consiglio dei ministri nella prima settimana di maggio, nell’attesa di un allentamento delle regole Ue sugli aiuti di Stato),

2) anche se la contemporanea seguente affermazione, ancorchè incoerente rispetto alla narrativa degli ultimi due anni, non lascia bene sperare: “I risultati conseguiti nel 2019 mostrano che non sia necessario imporre misure lacrime e sangue, ma a continuare a far crescere il gettito fiscale a parità di aliquote attraverso una SERIA politica di contrasto all’evasione fiscale supportata da innovazione, organizzazione e risorse umane qualificate”.

e da notizie trapelate da qualche singolo ministro, si potrebbe azzardare di elencare cosa il provvedimento potrebbe anche contenere:

– definitiva eliminazione dell’oramai attestato e controproducente aumento dell’iva e delle accise che colpirebbero consumatori (e consumi),

– esenzione dell’iva sulle mascherine per il 2020, successivamente con iva ridotta del 5%,

– la riproposizione del credito d’imposta per il 60% del canone di locazione di negozi e botteghe del mese di aprile, magari estendendolo agli affitti d’azienda, oppure -come si paventava- attribuendolo al locatore o proprietario, al fine di stemperare un’iniquità verso coloro che l’attività commerciale la conducono in immobili di proprietà,

– risorse finanziarie per sanità, ricerca e protezione civile,

– proroga della NASpI per altri due mesi, per chi ha l’assegno in scadenza,

– bonus per gli autonomi di 800 euro per aprile (e per maggio in modo “selettivo”; in luogo dei 600, ma per fortuna senza click, forse per timore di un nuovo crollo dell’impianto informatico Inps),

– divieto di licenziamenti (per giustificato motivo economico) per altre 9 settimane,

– finanziamenti a fondo perduto alle pmi, per consentire «un parziale assorbimento delle perdite»,

– pagamento di 12 miliardi di debiti della pubblica amministrazione verso i fornitori,

– contributo, tramite card, di 200 euro per acquistare biciclette, anche elettriche, monopattini, o da spendere per i servizi di car sharing e simili nelle grandi città, al fine di decongestionare i mezzi pubblici che con le nuove disposizioni perderanno una capacità di trasporto del 50-70%,

– nuovo stop (fino al 1° settembre) per la notifica di 8,5 milioni di atti fiscali (di accertamento o di liquidazione) già sul nastro di partenza, che strugge il direttore dell’Agenzia delle entrate (3), con la previsione di ampi piani di rateazione possibili (secondo il postulato “meglio tardi che mai”),

3) che ha sofferto lo stop alle “ambizioni” dell’Agenzia delle entrate di vedersi attribuire una unilaterale (ed arbitraria) dilatazione del termine di due anni per effettuare accertamenti e liquidazioni fiscali, già attribuita dal Governo all’art. 67 del D.L. 18/2020 (denominato “Cura Italia”, come noto) ma poi cassata dal Parlamento. La misura fortemente richiesta dall’Agenzia delle entrate veniva motivata nella finalità di andare incontro ai contribuenti, al fine di non subissare gli stessi di notifiche di atti di imposizione fiscale in un periodo di crisi (e/o di post crisi). Maldestramente, ha anche dovuto affermare che senza una simile proroga, la scure del Fisco si abbatterebbe sui contribuenti in uno spazio di tempo troppo ristretto, anche provocando sovrapposizione con eventuali piani di rateazione in corso, in aggiunta alla scarsa o nulla liquidità. Ma c’è anche chi crede che sia stato un “disperato” atto di difesa preventiva: sia per la tutela del gettito tributario ma anche e soprattutto dalla gogna pubblica che ne avrebbe abbassato la reputazione.

(stralcio tratto dalla Circolare Agenzia delle entrate n. 8/E del 3/4/2020)

– ISA (indicatori di affidabilità fiscale, le cd. “pagelle fiscali”) sterilizzati per il 2020, oppure, in mancanza delle risorse necessarie (?) la sterilizzazione degli indicatori ai fini dell’analisi di rischio per quei contribuenti con un voto pari a sei o inferiore,

– rinvio degli adempimenti sulle accise e dell’obbligo generalizzato di invio telematico dei corrispettivi,

– rinvio della “lotteria degli scontrini”,

– allentamento (per il solo 2020) dei vergognosi vincoli (temporali) alle compensazioni dei propri crediti ripristinandolo agli originali 1.000.000 di euro,

il tutto, con poca pace per quello che il Governo certamente ci riserverà, ben diverso da un piano post-emergenza, trasversale a tutti i settori dell’economia, necessario per non seccare il Paese (4).

Dott. Gabriele Righetti

4) del resto anche il rappresentante di Banca d’Italia, in audizione alla Camera dei deputati, ha affermato nella data di ieri che “le prospettive macroeconomiche presentate nel DEF sono coerenti con il quadro di crisi per l’emergenza coronavirus con una forte contrazione del Pil, dell’attività industriale” ma che le misure sin qui adottate appaiono inappropriate “nell’entità e nel disegno alla fase dell’epidemia in cui sono state varate” ma “passata l’emergenza, l’azione pubblica sarà necessaria anche per assicurare il rilancio dell’economia.”

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